eJournals Italienisch 39/78

Italienisch
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Narr Verlag Tübingen
2017
3978 Fesenmeier Föcking Krefeld Ott

«Squarci improvvisi di luce in un presente profondamente violento»: A colloquio con Davide Enia

2017
Davide Enia
Sieglinde Borvitz
2 «Squarci improvvisi di luce in un presente profondamente violento»: A colloquio con Davide Enia A cura di Sieglinde Borvitz Davide Enia, 1974 in Palermo geboren, lebt heute in Rom . Er ist Schauspieler, Dramaturg, Regisseur und Autor . Nach dem Studium der Lettere an der Universität Sacro Cuore in Mailand wendet er sich dem Theater zu und debütiert 1998 mit dem Einmannstück Studio per 2 petali di rosa, 1999 folgt Il Calciatore. Studio sulla giovinezza in endecasillabi, 2001 Malangelita . 2002 verfasst er die Stücke Il filo di Penelope und Una stanza con nessuno dentro für die von Emma Dante geleitete Theatergruppe Sud Costa Occidentale . Im gleichen Jahr landet er mit dem Monolog Italia-Brasile 3 a 2, in welchem er das Finale der Fußballweltmeisterschaft von 1982 aus verschiedenen Perspektiven szenisch darstellt, einen großen Erfolg . Fortan gilt Enia als neuer Vertreter des Teatro di narrazione, der die Tradition des sizilianischen cunto aufleben und in seine Arbeiten einfließen lässt . So auch in Scanna und Maggio ’43 . 2007 isnzeniert er I capitoli dell‘infanzia, 2009 Il cuoco und Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche Neben seinen mit zahlreichen Preisen ausgezeichneten Arbeiten für das Theater ist Enia für sein erzählerisches Werk bekannt . Seine Erzählung Mio padre non ha mai avuto un cane, 2010 bei Duepunti und 2016 unter dem Titel Mit den Augen eines Hundes in deutscher Übersetzung bei Düsseldorf University Press erschienen, lässt den Leser rückblickend in die Zeiten des Zweiten Mafiakrieges und des Attentats von Capaci eintauchen . Mit den Augen eines Hundes - der im Text als spiritueller Führer und Träger eines kollektiven Gedächtnisses in Erscheinung tritt - erkennt der Ich-Erzähler Davide eine entmenschlichte und angesichts von Gewaltwillkür handlungsohnmächtige und resignierte Gesellschaft, der er trotz allem stoisch standhält . Bereits in dieser Erzählung wird eines deutlich: Palermo und seine Bewohner bespiegeln sich . Die in das Gesicht der Stadt eingeschriebenen Spuren und Schichten historischer Zeit sind gegenwärtig und vermögen sich, jäh zu aktualisieren So auch in Enias 2012 bei Baldini und Castoldi Dalai erschienenem Roman Così in terra, der unter den Finalisten für den Premio Strega war, internationale Beachtung (so etwa 2016 Prix du Premier Roman Étranger und Prix Brignoles) erhielt und in deutscher Übersetzung unter dem Titel So auf Erden 2014 im Berlin Verlag veröffentlicht wurde Anhand der Geschichte einer Familie von Berufsboxern verwebt Enia Sport, Erinnerung und gesellschaftliche Konflikte und durchquert mithilfe der drei Generationen die italienische Geschichte vom Zweiten Weltkrieg bis hin zum Ende der Ersten Republik . Mikro- und Makrogeschichte verbinden sich . Erneut stellt Enia Palermo symbolisch als einen Ort der Gewalt und latenter Aggression dar, die Menschen sind gewohnt sich durchzuboxen, (Schicksals-)Schläge einzustecken, durchzuhalten . Doch dieser Zustand wird immer wieder durch positive Augenblicke, Gefühle und Hoffnungen aufgebrochen, so wie wenn Lichtstrahlen plötzlich das Dunkel erhellen Im Sommer 2017 erschien nun bei Sellerio Enias zweiter Roman, Appunti per un naufragio . Im Mittelpunkt steht die Insel Lampedusa, jener den ungebändigten Naturgewalten ausgesetzte Fels inmitten des Meeres (grch . lepas), der für viele eine Fackel inmitten der Dunkelheit (grch . lampas) und ein Ort der Rettung an der Grenze eines Kontinent ist, der für die hier gestrandeten Schiffbrüchigen Wende und Übergang bedeu- A colloquio con Davide Enia 3 tet . Treffend bemerkt eine Figur zu Beginn, dass die Insel im kollektiven Bewusstsein einen schwer fassbaren Ort darstellt: «Lampedusa stessa è oggi una parola contenitore: migrazione, frontiera, naufragi, solidarietà, turismo, stagione estiva, marginalità, miracoli, eroismo, disperazione, strazio, morte, rinascita, riscatto, tutto quanto contenuto in un unico nome, in un impasto che non riesce ancora ad avere né una interpretazione chiara né una forma riconoscibile .» (S . 17) Der Roman setzt sich aus Sicht einer Vater- Sohn-Beziehung mit dem gegenwärtigen Migrationsgeschehen auseinander I. Il rapporto con la letteratura Domanda: Parliamo degli albori Com’è arrivato alla letteratura? Perché è diventato scrittore? Davide Enia Vengo da una famiglia in cui si è sempre letto molto I miei genitori avevano la casa piena di libri di tutti i generi Mio padre leggeva moltissima fantascienza e romanzi, mia madre narrativa e saggi Da piccolissimo ho sempre letto molti fumetti, i Peanuts, Topolino e Corto Maltese su tutti Fin da piccolo ho avuto un’idea molto allargata di quello che è la letteratura Per me letteratura è indifferentemente il romanzo, il testo di teatro, la sceneggiatura di un film e la scrittura del fumetto Scrivere mi è venuto naturale, anche se ho cominciato abbastanza tardi, nel 2002, a ventotto anni Da ragazzino invece, anche se ho sempre avuto una propensione al racconto, non ho mai sognato di diventare scrittore o teatrante D.: Quali sono i Suoi modelli? A che cosa si ispira? Chi o che cosa L’ha influenzato nel divenire scrittore? Enia I primi modelli li ho avuti in famiglia Mio zio Umbertino, per esempio Aveva una faccia imperscrutabile, molto seria, e ci faceva morire dalle risate mentre lui non rideva mai Era un uomo enorme, gigantesco Io mi mettevo in un angolo e cercavo di capire sia perché le persone ridessero così tanto, sia le modalità con le quali mio zio costruiva un racconto interessante Poi, in famiglia, con tutti i parenti si creavano continuamente situazioni teatrali continue Lotta per il potere e tentativo di sopravvivenza, dentro quel grande territorio di battaglia che è la famiglia D.: Quali difficoltà incontra nella scrittura? A colloquio con Davide Enia 4 Enia È una lotta corpo a corpo con le parole Le parole creano un mondo, evocano presenze, battezzano persone ed emozioni E sono, spesso, imprecise Allora, si scrive e si riscrive di continuo la stessa frase, cercando di calibrare al millimetro le sillabe, perché la tramatura delle parole sia, infine, esatta, nel peso dei termini, nel ritmo interno, nei suoni, nell’onestà della comunicazione Accanto a questa, c’è l’imperitura battaglia con il proprio narcisismo, che appesantisce di orpelli la scrittura, che per me deve essere al contempo di cristallo e carnale D.: Come giudica la situazione della letteratura italiana contemporanea? Ci sono certe voci che ne sono rammaricate Lei come la pensa? Quale ruolo occupano gli scrittori oggi in Italia? Che cosa caratterizza la letteratura contemporanea rispetto a quella del Novecento? E Lei dove si colloca in questo contesto? Enia Credo che in Italia ci siano alcuni ottimi autori di fumetti, pochi poeti e drammaturghi, pochissimi romanzieri Il dibattito che vedo è, a mio avviso, abbastanza egoriferito: ci si preoccupa più di trovare un nome che cataloghi piuttosto che comprendere i movimenti interni al processo di scrittura Eppure, nei suoi movimenti più intimi, esiste un tentativo di riflessione sull’angoscia del quotidiano che procede assieme a una riflessione sullo strumento del narrare in sé Si scrive interrogandosi su se stessi, sulla realtà e sugli strumenti di cui si dispone per narrarla Io mi colloco laddove la geografia mi ha collocato: sono un isolano, nato e cresciuto in un’isola, che ha avuto la fortuna di viaggiare spesso D.: In un’intervista per la rivista Nazione Indiana Igiaba Scebo afferma che gli scrittori odierni non hanno più paura di affrontare il passato Secondo Lei è vero? A quali ferite del passato potrebbe riferirsi Scego? E quali ferite vengono tematizzate nell’opera di Enia? Enia Secondo me, gli scrittori non hanno mai avuto paura del passato, perché il passato ha una distanza tale da permettere di affrontarlo con una precisa prospettiva storica che consente la contestualizzazione Questo fa sì che sia più semplice scegliere le parole esatte nel nominarlo Qui si apre la frattura del presente, laddove sta il punto debole che credo appartenga a tutti gli scrittori: raccontare il presente nel momento della crisi è quasi impossibile, perché le parole sfuggono Non abbiamo una distanza tale che ci dia il A colloquio con Davide Enia 5 tempo necessario a processare le parole, così è complesso trovare parole giuste, oneste, rispettose per raccontare ciò che accade in diretta Il presente appare davvero come una grande matassa inestricabile, e pochissimi riescono ad avere quello sguardo capace di leggere in prospettiva, anticipando il futuro a partire dai dati del presente II. Palermo e i protagonisti D.: Quale rapporto ha con Palermo? Che cosa è questa città per Lei? Come la percepisce? Nota dei mutamenti? E se sì, quali? Enia Il rapporto è conflittuale Sono andato via quattro anni fa perché ho sentito che avevo finito un ciclo Ho visto la mia città crollare, essere colpita dalle bombe, ho visto un tentativo di primavera che è stato successivamente abortito da un decennio scellerato, sotto la guida del Sindaco Cammarata, in cui la città si è divorata a crudo Mi sono stancato, basta Credo, e lo dico con un’infinita pena nel cuore, che Palermo come ce la raccontiamo non esista più Quell’idea di una Palermo come «stupor mundi» non ci sarà più Le città finiscono, è finita Tebe, è finita Sparta Vorrei che Palermo non finisse… D.: Nelle Sue opere non riscontriamo nessuna rappresentazione urbana concreta, nessuna fisionomia di Palermo Lei evoca soltanto la città Invece fa riferimento a vari momenti storici, a traumi che ha subito Palermo, cioè al 1980 con le guerre di mafia, al 1992 con gli attentati a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche alla Seconda Guerra mondiale e agli anni del dopoguerra Perché? Enia La Palermo di Così in terra è un luogo trasfigurato Esattamente come l’Africa in cui viene imprigionato in guerra il nonno del protagonista Perché, sia Palermo che l’Africa si trovano esattamente nello stesso luogo: dentro l’animo del protagonista Tutto in Così in terra accade nell’atto della scrittura, che coincide con la presa di coscienza di sé e del mondo fuori di sé Abbiamo nel romanzo diverse geografie e diversi periodi storici che confluiscono assieme, apparentemente senza un ordine che invece esiste A un certo punto, il lettore può chiedersi: Ma dove siamo? Siamo a Palermo o in Africa? Chi è il protagonista, Davidù, Umbertino o Rosario? Non importa, davvero, perché la storia a volte è una per tre diversi esseri umani, e con un’unica frase si raccontano tre storie Palermo è trasfigurata, perché non è più una città ma è diventata un luogo dell’anima Potrebbe essere A colloquio con Davide Enia 6 qualsiasi altra città del mondo in cui una persona è divorata dall’ansia e combatte quotidianamente con i propri incubi e i propri fantasmi, le proprie ansie e le proprie angosce D.: Allora le cicatrici che tutt’ora troviamo sul volto di Palermo, quelle della Seconda Guerra Mondiale, non sono più rilevanti? Enia Lo sono assolutamente, ma si sono, con un processo di dolorosissima decalcomania, trasferite sul piano spirituale Anziché sanarsi Si sono duplicate nello spirito D.: Per tornare alla domanda precedente: come e perché evoca la città Concepisce un linguaggio specifico per farlo? Enia Le città mi irretiscono, amo percorrerle a piedi, cercare di leggere la storia dentro le sue viscere Mi piacciono le città perché in qualche modo la scrittura è il tentativo di costruzione di un mondo, di una città, di un’architettura La scrittura è uno spaventoso esercizio di controllo sulle cose di un mondo che viene progressivamente creato dalla scrittura stessa Un esercizio spaventoso proprio perché totalizzante Si pensa a ciò che si scrive in maniera compulsiva e ossessiva Sono le parole a stabilire un rapporto intimo con quel mondo Muovermi dentro le città per me è esattamente muovermi dentro una drammaturgia o dentro una sinfonia Questa è la premessa La realtà per me - e anche per altri, in verità - è una creazione del linguaggio La città di Palermo ha forgiato il mio linguaggio e io creo la realtà che percepisco tramite questo linguaggio, che, potremmo dire, ha una sua grande base nel dialetto Io penso in dialetto palermitano E il mio dialetto è come la mia città, ci sono delle accelerazioni improvvise, come i vicoli, e poi delle grandi aperture, piene di aria come le piazze Accanto a questo, c’è il tentativo lancinante di guardare sempre oltre, in cerca del mare e del suo orizzonte da oltrepassare Tradizionalmente, si dice che esistono due tipi di siciliani C’è il siciliano che si ritrae dal mare e c’è invece chi ci si tuffa per vedere cosa c’è oltre Il mio dialetto mi ha portato a cercare di andare oltre la costruzione linguistica della mia stessa città La mia Palermo non è più un luogo fisico, ma è diventata un posto simbolico È un tentativo, il mio, di epicizzazione, di rendere simbolo, e quindi rendere questa città un luogo dell’anima A colloquio con Davide Enia 7 L’idea del racconto di una storia è entrata in crisi Io non credo che in qualche modo sia una necessità raccontare una storia che abbia uno sviluppo lineare, che abbia un inizio, uno svolgimento e una fine Credo però che si possa raccontare la drammaturgia di un sentimento In qualche modo, nella mia scrittura m’interessa che il lettore, o lo spettatore a teatro, accanto alla mia storia si crei il proprio percorso personale e inizi quindi a ricordare, confrontandosi con le esperienze del proprio vissuto Per riuscire a raccontare un sentimento mi interessa che le parole con cui si racconta la storia in qualche modo inneschino un processo di strutturazione simbolica, che cerchino di diventare simbolo L’interessante del simbolo è che ognuno ci può leggere quello che vuole e dunque esso si sottrae al potere dell’autore Quindi, cerco di arrivare a costruire un piano simbolico dentro il quale però insomma accade la storia: la guerra di Mafia, le bombe che uccisero i giudici Falcone e Borsellino, uno scenario di guerra continua che mi ha accompagnato per tutta la vita Il livello simbolico aiuta in qualche modo a processare i traumi, a nominarli e a capire in che modo hanno creato ansie, angosce, in che modo sono stati superati In sintesi, questo è il rapporto con la città: è il trampolino che uso per arrivare a una dimensione simbolica dentro la quale alcuni elementi condivisi da tutti possono essere non solo metaforizzati, ma diventino vero e proprio spunto di partenza perché ogni singolo attivi il proprio personale processo mnemonico e simbolico D.: Lei evoca in Così in terra la struttura ciclica della vita, del tempo, di esperienza che si ripetono nelle nostre vite, anche se in contesti storici diversi Palermo in tutto ciò è tuttavia caratterizzata come un luogo intriso di una violenza arbitraria, della legge del più forte Infatti Davidù in Così in terra sembra pensare: meglio dare le pugnalate che prenderle È da intendere come strategia di sopravvivenza ovvero come l’esternazione di un’aggressione latente dovuta alla situazione storico-sociale? Quale valenza ha la figura del pugile? Enia La violenza è una realtà, è il brodo dentro il quale siamo stati cucinati tutti quanti Quello che pensa Davidù è questo: Se la realtà è violenta ed è fatta di azioni violente, è molto meglio imparare la grammatica della violenza per poter rispondere senza soccombere Ma è con le parole che si distrugge davvero, e, tra l’altro, in maniera più efficace D.: Nel cinema e nella letteratura contemporanea si riscontra spesso la critica ad una certa ottusità di Palermo Questi lati cupi della città si rispec- A colloquio con Davide Enia 8 chiano anche nei Suoi personaggi Perciò la mia domanda: Ma i suoi protagonisti sono giovani che hanno un futuro? E se sì, quale potrebbe essere? Enia Ottusa non è una città, ma una impostazione culturale che produce corpi e anticorpi La cupezza esiste perché brilla una luce così luminosa da accecare Il futuro è, anch’esso, una costruzione linguistica È la grammatica della speranza Sta tutto lì, nell’impadronirsi delle parole più belle per vivere con dignità III. Progetti futuri D.: E ora, cosa viene dopo Così in terra? Qual è il prossimo progetto? Ci sarà un filo rosso a collegarlo alla narrativa precedente? Enia Il prossimo progetto immediato: spero che fiorisca la pianta di gelsomino che ho piantato a casa È una delle cose migliori che ho fatto nella mia vita Poi, ho da pochissimo ultimato il nuovo romanzo Ho lavorato per anni su Lampedusa, recandomici anche più volte al mese Si parla di frontiera geografica e linguistica (Lampedusa fa parte della mia Sicilia), del rapporto tra me e mio papà e della malattia di mio zio, mentre si combatte in mare per non morire annegati D.: E per finire la domanda più difficile: Chi è Davide Enia? Enia La cosa più immediata che mi viene da dire è che sono una persona che usa il narrativo, quindi la costruzione di una storia, e la sua scrittura, fisica o letterale nella pagina, al fine di comprendere sé stesso e il mondo che lo circonda La cosa migliore che potrei dire, invece, è che sono il compagno di Silvia e ho due gatti, Pepa e Soba Il colloquio ha avuto luogo a Colonia il 19 e 20 maggio 2016 .